Riscoprendo il Marzenego dall’acqua

Si pubblica il diario di bordo dell’uscita alla riscoperta del Marzenego: da San Giuliano all’Oasi Lycaena in kayak.

L’Oasi Lycaena

Le ex cave di Villetta di Salzano, conosciute anche come Oasi Lycaena, sono una vasta area umida di circa 64 ha, delimitata a nord dal fiume Marzenego e interessate dal passaggio del Rio Roviego.
Fino agli anni ottanta le cave di estrazione di argilla era in attività, successivamente le cave vennero abbandonate a loro stesse, fino a subire dei lavori di interramento e di distruzione di parte dei boschi limitrofi.
OLYMPUS DIGITAL CAMERACon l’acquisizione dell’area da parte della Provincia di Venezia iniziò ad esserci la vera tutela che continua ancora oggi.
La Provincia, assieme al Consorzio di Bonifica Dese Sile (ora Consorzio di Bonifica Acque Risorgive) costruì una zona dedicata alla fitodepurazione, di circa 20 ha, ripristinando di fatto le cave e conseguentemente rinaturalizzando la zona. Questo tipo di intervento ha consentito in pochi anni un rapido sviluppo della biodiversità.
L’Oasi è stata classificata dal PALAV come cava senile e rientra in regime di protezione della Rete Natura 2000 come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS).
Gli ambienti che ci offre vanno dalle acque palustri delle cave senili, ai prati umidi, prati stabili e infine ai boschi igrofilo e planiziale.
Le cave sono alimentate da acqua di falda, acqua meteorica e da infiltrazioni del fiume Marzenego e ospitano una vasta avifauna, dal cormorano al tuffetto, oltre a molte specie di pesci e altri animali.
Le acque in entrata della zona di fitodepurazione provengono dal fiume Marzenego e vengono immesse nel Rio Roviego.
OLYMPUS DIGITAL CAMERAQuando non era ancora oasi, la situazione era ben diversa, come ricorda Stefano Barzizza, che fin da bambino ci andava a giocare: sporco e immondizia galleggiavano sulle acque, nessun rispetto per l’ambiente, cacciatori che sparavano con tanto di capanni per la caccia stabili; le ex cave erano tutto fuor che un posto ospitale.
Come avevamo detto prima, l’oasi è bagnata dal fiume Marzenego; questo fiume nasce il località Fratta di Resana da acque risorgive, passa le province di Treviso, Padova e Venezia. In quest’ultima tocca Noale, Salzano, Maerne, Olmo, Zelarino e Mestre, sfociando in laguna.
Lungo il tragitto da Mestre a Salzano ci sono ben sette mulini, di cui sei nel tragitto e il settimo si trova ai confini dell’Oasi Lycaena.

L’idea del viaggio

OLYMPUS DIGITAL CAMERAL’idea di fare questo tragitto ci era venuta non appena avevamo cominciato a praticare il kayak, in quanto Stefano conosce bene l’Oasi in ogni suo angolo. All’inizio lo si diceva in tono scherzoso: “Vuoi vedere che col kayak arriviamo dappertutto, anche in Oasi a Salzano?”.
Però il 5/10/2013 abbiamo preso i nostri kayak e al posto di dirigerci in laguna, nostra meta preferita, siamo entrati a Mestre.
Abbiamo girato la città, passando le chiuse di Piazzale Cialdini, fino ad arrivare alla grande chiusa che si trova tra la tangenziale e via Olimpia, dove c’è il gorgo dei sette negai.
Osservando gli ambienti, gli argini e il fiume ci siamo detti che tutto sommato il giro poteva essere fattibile, così abbiamo deciso di non perdere tanto tempo e di mettere in piedi questa nuova avventura il prima possibile.
I preparativi sono stati molteplici, prima abbiamo osservato il percorso virtualmente, sulle mappe, poi ci siamo recati dove potevamo a piedi, anche se non sempre questo è stato possibile. Abbiamo inoltre reso partecipe la Provincia di Venezia in quanto gestore dell’Oasi.
Fissata la data, abbiamo chiesto ai nostri amici di avventura, Diego Dogà (presidente del Canoa Club Mestre) ed Emanuela Barbiero di unirsi a noi per questa particolare pagaiata.

Il giorno della partenza

SelinaZampedri-270177Questo tour lo avevamo inteso come la nostra personale maratona , quindi abbiamo scelto come data il 27/10/2013, giorno della Venice Marathon.
Partenza alle 7.30 da San Giuliano, sede del Canoa Club Mestre; giornata nebbiosa ma temperatura mite.
Usciti dalla laguna di Venezia direzione Mestre abbiamo navigato l’Osellino passando per le vecchie porte vinciane, ora in disuso. Con noi solo martin pescatori e qualche garzetta. Poche le presenze umane, solo qualche pescatore prima del ponte della Bissa e un paio di uomini col cane nelle vicinanze del Bosco di Mestre.
Passati sotto il ponte di Via Colombo e attraversate le Chiuse di Piazzale Cialdini che portano in Riviera Magellano, abbiamo continuato la pagaiata sotto una suggestiva Piazza Ferretto, sbucando poi nella zona più vecchia della città.
Non appena usciti dal ponte delle Erbe di Piazza Ferretto e passato il centro congressi del Candiani, una bella sorpresa: proprio dietro all’ex ospedale, il più antico ponte di Mestre, il Ponte di Castelvecchio, manufatto del XIV secolo che portava al castello medioevale di Mestre, che sorgeva nell’area dell’Ex ospedale Umberto I.
Purtroppo questa è la zona più degradata del Marzenego, dovuto allo stato di abbandono dell’area ex Umberto I, che attira personaggi poco raccomandabili.
OLYMPUS DIGITAL CAMERADopo questa zona, arriviamo alla chiusa nelle vicinanze della tangenziale uscita Castellana, dove abbiamo effettuato il primo sbarco: da questo punto parte il viaggio vero e proprio lungo il nostro fiume.
L’atmosfera che tutti abbiamo colto è stato gran senso di tranquillità che dava l’ambiente: il fiume si presentava lineare col suo scorrere lento; gli argini vivacemente lussureggianti, con colori autunnali, silenzio per gran parte del tragitto interrotto solo dagli uccelli e dal rumore delle acque dei mulini.
Una bella sorpresa, è stato passare accanto alla villa Barbarich, in ristrutturazione, che si affaccia sulle rive., dove al suo interno vi sono affreschi di notevole valore artistico.
Poche pagaiate e arriviamo al Molino Ronchin di Zelarino; mentre sbarcavamo, le abitanti del mulino, incuriosite e divertite dall’inusuale scena, uscivano per fotografarci con cellulari ed i-pad.
Proseguendo siamo passati per l’abitato di Zelarino, costeggiando il parco “Zia” sul lato sinistro, mentre sul lato destro del fiume vi si presenta la zona più urbanizzata.
Eccoci di fronte al secondo mulino, detto Fabris: una bella struttura con un bel porticato che superiamo senza grosse difficoltà.
selinaPassata la ferrovia, entriamo a Olmo di Martellago e scendiamo al Mulino Cà Bianca, dove con piacere notiamo i nuovi lavori di ristrutturazione di questo importante edificio. Scendiamo sotto il ponte e passiamo tra le sterpaglie con i kayak in mano, dando anche un’occhiata al bel laghetto seminascosto che si trova alla sinistra del molino.
Al Molino Scabello , invece, abbiamo fatto un po’ di fatica in più: gli argini erano molto ripidi e fangosi, per i recenti lavori di ripristino.
Una serie di curve tortuose, di cui una quasi a tornante, ci portano al Molino Benvegnù: il paesaggio si fa brullo, con pochi alberi e poco verde a causa dei lavori da poco eseguiti, nonostante ciò il panorama risulta affascinante per la sua stranezza.
Maerne vista dall’acqua è stata una bella sorpresa, con il campanile della Chiesa di San Pietro che si specchia sul Marzenego; questo campanile era l’antica torre di vedetta del paese e risale al 1300.
Lasciamo Maerne alle spalle e arriviamo finalmente all’ultimo mulino da valicare: il Vian, molto rustico, con le edere rosse e verdi che avvolgono le sue mura.
Da qua in poi la vegetazione si fa più interessante, le alberature più fitte, e gli animali più presenti; in lontananza scorgiamo il Passante, segno che finalmente siamo alle porte dell’oasi Lycaena.
Un’altra serie di curve e scorgiamo il molino Scabello di Salzano, per noi punto di arrivo all’Oasi.
Sbarchiamo in Oasi alle 14.15 del pomeriggio; ad attenderci, i ragazzi di Venipedia, gradita sorpresa!
Con loro facciamo una visita all’Oasi mentre Stefano ci fa da cicerone.
OLYMPUS DIGITAL CAMERALa natura dell’Oasi è ricca, tra le aree di fitodepurazione gli uccelli la fanno da padrone, mentre i sentieri sono tappezzati da una grande varietà di funghi. La pagaiata ha dato i suoi frutti e noi ci godiamo in silenzio le ex cave di Salzano, così come vanno visitate.
Dopo una breve sosta ripartiamo alle 16.00.
Il ritorno è molto più veloce, meno faticoso e più divertente. Con la corrente a favore e soprattutto senza sbarcare lungo i mulini: la grande esperienza di Diego è stata determinante nell’affrontare i salti dei mulini.
Arriviamo alla chiusa di Mestre vicino a Via Olimpia ormai al buio, ultimo sbarco con le luci in testa già accese, questa volta sono i pipistrelli che ci accompagnano lungo gli argini, qualche pesce che salta alla vista delle luci e molti colombi colti di sorpresa sotto i ponti al nostro inusuale passaggio.
Passiamo sotto la città e sul ponte delle Erbe alcuni ragazzi ci hanno aspettato per salutarci con nostro grande piacere.
Rientriamo a San Giuliano per l’ora di cena, sporchi, stanchi ma molto divertiti!

Considerazioni finali:

SelinaZampedri-270493Il Marzenego ha molte interessanti sfaccettature: se non fosse per i salti d’acqua dei mulini sarebbe un bel fiume da percorrere, sia per la sua storia che per la sua natura.
E’ stato di particolare interesse percorrere Mestre via acqua , dato che si vedono cose che difficilmente si possono cogliere a piedi, come il Ponte di Castelvecchio o l’architettura particolare sotto Piazza Ferretto.
La zona a vista più inquinata sembra essere proprio Mestre, anche se pare notevolmente migliorata rispetto a qualche anno fa; scarsa la presenza di plastica e di rifiuti abbandonati che si concentrano maggiormente a Mestre e nei gorghi dei mulini, per ovvi motivi. L’acqua risulta tutto sommato buona, con dei tratti addirittura limpidi e con una bella vegetazione acquatica; gli argini sono ben tenuti, e curati.
Un fiume che merita di essere valorizzato per la sua particolarità.

Testo e foto di Stefano Barzizza e Selina Zampedri

Sitografia:
http://www.apassitardielenti.it/